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Ambulatorio vulnologico OSF, dove la persona torna visibile

di Sara Di Santo

Inflazione che corre, mentre i salari restano al palo. Guerre, traversate in mare, eventi precipitanti che si innestano su precedenti condizioni di instabilità. Tutto va a discapito degli "invisibili", che esistono, continuano a vivere, ma che nessuno vede. O, meglio, quasi nessuno. A Milano, ad esempio, esiste una realtà illuminata, un’interessante sperimentazione di presa in carico di persone fragili da un punto di vista sia clinico che sociale. E a gestirla sono degli infermieri.

Quando curare una lesione ricostruisce la storia di persone ai margini

Uomini, donne e bambini che arrivano su imbarcazioni di fortuna o nascosti nelle intercapedini di Tir, nei bagagliai di auto e pullman. Migranti, senzatetto e i cosiddetti "nuovi poveri", spesso invisibili alla società perché non rientrano nella definizione standard di "persone senzatetto" nonostante vivano in condizioni di grave indigenza e solitudine.

Sono gli invisibili al sistema sanitario nazionale, individui di varie nazionalità (compresa quella italiana) e di varie culture che non possiedono una tessera sanitaria né hanno un medico di medicina generale di riferimento.

Persone ai margini, che spesso portano con sé storie di patologie croniche ad elevato rischio di complicanze, data l’impossibilità di accedere alle cure primarie. Di loro, a Milano, si prende cura il team gestito dagli infermieri dell’ambulatorio di vulnologia di Opera San Francesco (OSF) per i Poveri.

Il desiderio di mettersi in gioco, di sentirsi parte dell'umanità, di andare oltre i pregiudizi e riuscire a vedere anche in quell'ultima persona un uomo è la migliore competenza

Il Poliambulatorio di OSF - forte del lavoro di infermieri, Oss, assistenti sanitari e dell’opera di volontariato di circa 200 medici - garantisce il diritto alla cura e alla salute alle fasce più vulnerabili della popolazione offrendo gratuitamente prestazioni e farmaci ad oltre 6.500 utenti in condizioni di indigenza.

L’ambulatorio di vulnologia a gestione infermieristica (nato con una prima sperimentazione nel 2015, poi consolidata nel 2019) è nato principalmente per rispondere ai bisogni clinico-assistenziali del paziente affetto da lesione difficile, ma è cresciuto diventando un vero sistema sussidiario che si integra e – quando necessario – si sostituisce efficacemente all’intervento pubblico qualora questo non riesca a fornire risposte adeguate.

I dati di performance dell’ambulatorio di vulnologia di OSF (presentati nell’area poster a EWMA 2023, la più grande conferenza europea sul Wound Care) mostrano come la popolazione invisibile possa tornare ad essere di nuovo visibile. Un dato su tutti: il 40% dei pazienti afferenti all’ambulatorio dal 2015 ha effettuato 100 accessi in 8 anni, attestando un’elevata aderenza e consolidata relazione di cura e di fiducia tra utente e operatore.

Nato come servizio mensa (attivo dal 1959 per forte volere di fra Cecilio Cortinovis), Opera San Francesco per i Poveri oggi, per mezzo dell’ambulatorio di vulnologia, svolge un’importante funzione di prevenzione, controllo della cronicità, presa in carico sanitaria finalizzata alla riduzione delle acuzie e degli accessi in emergenza.

In questa realtà è l’infermiere ad assumere la funzione di Case Manager, che orienta e supporta l’utente negli approfondimenti clinici e diagnostici necessari, erogati sia all’interno del Poliambulatorio sia dalle strutture del SSN. Obiettivo? Restituire dignità alla persona.

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