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Operatori Socio Sanitari

Consiglio di Stato boccia la figura del super Oss

di Redazione Roma

Messa la parola fine, da parte del Consiglio di Stato, alla delibera della Giunta della Regione Veneto sugli oss super specializzati. Migep: È un segnale importante, ma occorre che il Ministero della Salute riapra il tavolo tecnico. La consigliera regionale Bigon (Pd): Partita chiusa, no a soluzioni creative. Ora agire senza perdere tempo.

Super Oss, il Consiglio di Stato dice no alla regione Veneto

Un segnale importante quello del Consiglio di Stato, poiché blocca il nascere di ogni regione nell’istituire leggi che, chiaramente, vanno a differenziare il profilo dell’oss su un profilo nazionale. È pertanto competenza dello Stato-Regioni adeguare il profilo e le competenze e il nuovo ruolo dell’operatore socio sanitario. Parole di soddisfazione quelle espresse – attraverso una nota – dal Migep, nel comunicare che il Consiglio di Stato riunito nella camera di consiglio del 26 agosto, con l’ordinanza del 30 agosto 2021, ha respinto l’appello cautelare della Regione Veneto sul ricorso in appello del 22 luglio 2021.

Il quale, respingeva l’istanza cautelare presentata dalla stessa Regione sul provvedimento del 7 luglio 2021 che sospendeva il provvedimento sulla Deliberazione della Giunta Regionale della Regione Veneto n. 305 del 16/3/2021 (approvazione del percorso di formazione complementare in assistenza sanitaria dell’operatore socio sanitario con competenze strettamente infermieristiche). Pertanto il provvedimento della Regione Veneto resta sospeso, con udienza di merito del giudizio dinanzi al Tar fissata il prossimo 15 dicembre.

Non avevamo dubbi, visto che si era già espresso indirettamente con una sentenza dello scorso giugno, dove si ribadiva che "l’operatore socio sanitario non è ascrivibile al novero delle professioni sanitarie". Adesso si accantonino definitivamente le soluzioni “creative” per iniziare a risolvere il problema della carenza di personale, aumentando i corsi per Oss, gratuiti, e i posti per i corsi da infermiere. Occorre agire senza perdere ulteriore tempo, le parole della consigliera regionale del Pd, Anna Maria Bigon, vicepresidente della commissione Sanità.

Occorre ricordare che il percorso di formazione complementare in assistenza sanitaria dell’operatore socio sanitario – su proposta dell’assessore alla Sanità e ai Servizi sociali, Manuela Lanzarin – verte si un durata di complessive 400 ore nelle varie discipline e nei tirocini svolti presso le aziende sanitarie e ospedaliere venete che, ha spiegato la stessa Regione, rientra nei provvedimenti varati durante l’emergenza pandemica per dare supporto ai centri servizi per la non autosufficienza.

A ricorrere contro la delibera, la Fnopi, Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, il Coordinamento degli ordini delle professioni infermieristiche della Regione Veneto, numerosi Opi italiani e, appunto, la Federazione Migep, che rappresenta gli Oss. Dunque come anticipato, e così riporta l’ordinanza, il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (sezione terza), respinge l'appello (ricorso numero: 6768/2021). Compensa le spese della presente fase cautelare.

Esprime soddisfazione il Migep, che ad ogni modo chiama in causa il Ministero della Salute affinché riapra il tavolo tecnico, istituendo un osservatorio permanente nazionale articolato in ogni regione, affinché si possa dare dignità professionale alla categoria oss, impendendo in questo modo che ogni regione faccia a sé portando gli operatori a un abuso di professione e utilizzando questa professione come forza lavoro a basso costo in sostituzione della carenza infermieristica. Spetta dunque alle istituzioni, Ministero-Conferenza Stato-Regioni confrontandosi con le associazioni professionali di categoria e verificare le competenze, la formazione e la responsabilità giuridica della professione dell’operatore socio sanitario.

Lo stesso Angelo Minghetti della segreteria nazionale Migep, ha posto una riflessione in merito all’organizzazione del profilo e della formazione dell’oss. È certamente possibile una formazione migliore, avere centinaia di proposte, ma se non si muta la struttura da tecnico a socio sanitario, gli oss rimarranno sempre tecnici, con competenze inerenti una gamma di attività (“dalle pulizie all’assistenza al paziente”), rilevando un sistema ormai arcaico sulla formazione, carichi di lavoro e demansionamento.

Allo stesso tempo, la Federazione delle professioni sanitarie e socio sanitarie ricorda che la figura dell’Oss non può essere una materia appannaggio esclusivo dei sindacati, il cui vero ruolo è quello contrattuale, di favorire modelli organizzativi inclusivi dell’oss all’interno delle strutture sanitarie e socio sanitarie ma non quello di indicare la rete formativa, le competenze e le responsabilità giuridiche.

Giornalista

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