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Emergenza-Urgenza

Intossicazione da monossido di carbonio

di Monica Vaccaretti

Extraospedaliera

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L'intossicazione da CO è potenzialmente fatale. Si stima che l'incidenza sia di 20 persone ogni 100 mila abitanti con un tasso di letalità del 5,8%. Circa l'80% dei casi di avvelenamento da CO si verifica tra le mura domestiche. Tra le varie forme di avvelenamento accidentale (non suicidaria), risulta la causa di morte più diffusa nei paesi industrializzati.

Avviene per inalazione di monossido di carbonio

Esempio di rilevatore domestico di monossido di carbonio

Il monossido di carbonio (CO) è un gas tossico non irritante, incolore, inodore, insapore che può raggiungere concentrazioni così elevate in ambienti chiusi da essere letale soprattutto nei periodi a maggior rischio come durante i mesi invernali.

L'agente tossico si assorbe per via respiratoria, senza rendersene conto, in modo subdolo ed impercettibile.

Una volta respirato, il CO si lega all'emoglobina impedendo il normale afflusso di ossigeno agli organi e ai tessuti.

Il CO è pertanto un'emotossina che si lega saldamente allo ione del ferro nell'emoglobina del sangue formando un complesso molto più stabile di quello formato dall'ossigeno. Si forma quindi una carbossiemoglobina (COHb).

Il CO è un inquinante prodotto dalla combustione incompleta, in assenza di ossigeno, di carbone ed idrocarburi come il metano e il propano. L'intossicazione che provoca è un avvelenamento del sangue causato da suoi livelli elevati.

Tale condizione provoca la morte quasi immediata se il CO si accumula in ambienti completamente o parzialmente chiusi. Si tratta di un gas emesso da motori a benzina, fornelli, stufe, generatori, lampade a gas, fornaci e caldaie, caminetti a legna e a carbone. Persone addormentate o in stato di ubriachezza possono morire per avvelenamento prima di avere sintomi, senza possibilità di accorgersene e chiedere aiuto per essere soccorse.

La tossicità del CO dipende da alcuni meccanismi fisiopatologici

Si verifica uno spostamento dell'ossigeno dall'emoglobina perché il monossido di carbonio ha una maggiore affinità creando legami più saldi. Si sposta anche la curva di dissociazione dell'ossiemoglobina a sinistra, significa che si ha una riduzione del rilascio di ossigeno dall'emoglobina ai tessuti.

Si instaura inoltre una inibizione della respirazione mitocondriale sempre a causa dell'alta affinità del monossido di carbonio per il ferro. Si verificano inoltre possibili effetti tossici diretti sul parenchima cerebrale.

Il cervello è il primo organo colpito. Anche se in letteratura l'attenzione è focalizzata sulle manifestazioni neurologiche, risulta comune anche il danno miocardico in seguito all'esposizione a CO. Il monossido di carbonio è in grado di agire direttamente sul cuore sia mediante una parziale e reversibile inibizione della respirazione mitocondriale che attraverso un meccanismo di stress ossidativo.

L'intossicazione, che si rileva misurando i valori della saturazione dell'ossigeno e i livelli venosi di carbossiemoglobina e di emogasanalisi, può essere risolta, se l'intervento è tempestivo, con somministrazione di ossigeno supplementare al 100% con maschera reservoir oppure con ossigenoterapia iperbarica.

Si deve sempre sospettare una esposizione da monossido di carbonio in caso di più soggetti che improvvisamente lamentano gli stessi sintomi similinfluenzali. L'emivita di eliminazione del CO è di circa 4,5 ore se si respira in aria ambiente, di 1,5 con ossigeno al 100% e di 20 minuti con 3 atmosfere di pressione di ossigeno al 100% come avviene in una camera iperbarica.

Livelli elevati di carbossiemoglobina possono quindi risultare falsamente bassi in quanto diminuiscono rapidamente al termine dell'esposizione, soprattutto in soggetti già trattati con ossigeno durante il trasporto in ambulanza. Pertanto, è l'acidosi metabolica, identificabile tramite emogasanalisi, a suggerire la diagnosi. Sintomi più specifici neurologici possono essere indagati con TC e RMN, quelli cardiologici con ECG.

Sintomi di intossicazione da monossido di carbonio

La sintomatologia è vaga, aspecifica e variabile. La gravità dipende dai picchi ematici di carbossiemoglobina. Se il livello raggiunge il 10-20% compaiono i primi sintomi acuti come cefalea e nausea.

Vertigini, astenia generalizzata, perdita di concentrazione e difficoltà di giudizio si manifestano quando i livelli sono superiori al 20%. Quando i livelli sono superiori al 30% compaiono sintomi più gravi con dispnea da sforzo, dolore toracico e confusione.

Livelli più elevati provocano perdita di coscienza e convulsioni.

Con livelli superiori al 60% compare ipotensione, coma e insufficienza respiratoria che portano al decesso. Lo stato di incoscienza è determinato dal fatto che il cervello riceve sempre meno ossigeno sino alla morte per anossia. Il cadavere presenta una cute di un tipico rosso ciliegia, sembra vitale.

La severità delle manifestazioni cliniche da intossicazione da CO dipende dalla sua concentrazione nell'aria inspirata, dalla durata dell'esposizione e dalle condizioni di salute delle persone coinvolte. Risultano essere particolarmente suscettibili gli anziani, le persone con affezioni dell'apparato cardiovascolare e respiratorio, le donne in stato di gravidanza, i neonati e i bambini in genere.

Chi sopravvive alla fase acuta dell'intossicazione, può manifestare, a distanza di settimane, sintomi neuropsichiatrici tardivi che possono essere ridotti con l'ossigenoterapia iperbarica. Si possono sviluppare demenza, psicosi, parkinsonismi, corea, sindromi amnestiche. Possono essere comuni anche deficit visivi, dolore addominale e deficit neurologici focali.

Trattamento dell’intossicazione da CO

Il trattamento precoce consiste nell'allontanare rapidamente il soggetto esposto dalla fonte e nel somministrare ossigeno cercando di stabilizzare le condizioni cliniche. Se necessario si procede con il BLS o il BLS-D.

Si esegue il monitoraggio delle funzioni vitali. Secondo alcune evidenze la terapia migliore è l'ossigenoterapia iperbarica, soprattutto in caso di soggetti con complicanze cardiopolmonari potenzialmente fatali, dolore toracico in atto, alterazione dello stato di coscienza, perdita di coscienza anche se di breve durata e carbossiemoglobina superiore al 25%.

L'ossigeno ad alta pressione respirato in camera iperbarica consente di rompere i legami molto forti e stabili tra il monossido di carbonio e l'emoglobina. Recenti studi ritengono tuttavia che tale terapia sia controversa per il rischio di barotrauma ed effetti dannosi. Pertanto, se essa risulta necessaria in caso di intossicazione grave, è opportuno consultare un centro antiveleno.

Importanza della prevenzione

La prevenzione è fondamentale e consiste nel verificare che le fonti di combustione domestica siano correttamente installate con una adeguata ventilazione. Nel rispetto delle disposizioni legislative e regolamentari vigenti in materia, come il decreto 22 gennaio 2008 n. 37, è necessario far controllare gli impianti di combustione in modo che brucino in maniera efficiente, da parte di tecnici almeno una volta all'anno.

Si deve altresì controllare che il tubo di espulsione dei fumi non sia ostruito e sia regolarmente pulito. Occorre controllare la tipologia di combustibile, la legna ad esempio deve essere secca e non contaminata da vernici e/o olii.

Le auto non devono essere lasciate in moto in un garage chiuso. Poiché l'organismo umano non è in grado di avvertire la presenza di CO in ambiente, è opportuno installare dei rilevatori di monossido di carbonio che con dei segnali ne rilevano precocemente la presenza. Se si sospetta CO nell'aria occorre aprire le finestre, evacuare e trovare la fonte di emissione di CO.

Una misura importante per ridurre l'esposizione è pertanto una corretta informazione della popolazione generale sulla pericolosità e l'insidia del monossido di carbonio. Inoltre, i medici non devono trascurare nella diagnosi eziologica di valutare il CO come probabile agente eziologico in presenza di quadri clinici compatibili con intossicazione.

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