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Ucraina

Fnopi: la nostra assistenza non ha confini, ma nessuna sanatoria

di Redazione Roma

Non si tirerà indietro la Federazione degli infermieri per accogliere e curare sia i pazienti sia gli operatori che fuggono dalla guerra. C’è la massima disponibilità, da parte della Fnopi, ad abbracciare un percorso che può rivelarsi sia umanitario sia funzionale, anche se non certo nelle vesti di logiche sostitutive, quanto di logiche di affiancamento. Ma niente sanatorie future. Per un’eventuale stabilizzazione è imprescindibile verificare la qualità della formazione professionale di chiunque provenga dall’estero, viene precisato.

Sì agli infermieri ucraini in italia ma nessuna sanatoria futura

Barbara Mangiacavalli

Non ci tireremo indietro per accogliere e curare sia i pazienti sia i professionisti che fuggono dalla guerra. Firmato Fnopi, che commenta così il Decreto-legge n. 21 del 2022Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina”, entrato in vigore da ieri, nella parte in cui si prevede la deroga alla disciplina del riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie (articolo 34), che offre la possibilità agli operatori residenti nel paese occupato prima del 24 febbraio – giorno dello scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina che non si ferma – di esercitare temporaneamente le qualifiche sanitarie (medico e infermiere) o di operatore socio-sanitario sul territorio italiano, fino al 4 marzo 2023.

Il decreto sul quale si sta discutendo molto, con il presidente del Nursing Up, Antonio De Palma, che esprime più di un dubbio, chiedendosi: Senza nulla voler togliere alla competenza dei sanitari ucraini, è davvero indispensabile inserire nei nostri ospedali dei professionisti senza compararne i relativi percorsi di abilitazione professionale al fine di verificarne l’idoneità sotto il profilo della presenza di requisiti minimi necessari all'esercizio nel nostro paese? prescrive che chi volesse – e fosse munito – di passaporto europeo delle qualifiche per i rifugiati, può farlo in strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche e private, con contratto a tempo determinato, co.co.co. o mediante un incarico libero-professionale, grazie alla qualificazione conseguita all’estero e regolata da precise direttive dell’Ue.

Le strutture sanitarie, si evidenzia nel decreto approvato dal Consiglio dei Ministri, forniscono alle Regioni e ai relativi Ordini professionali, i nominativi dei professionisti sanitari reclutati. Premettendo che ci siamo già trovati durante la pandemia e per far fronte alla forte carenza di professionisti, che da anni denunciamo, nelle condizioni di prevedere l’immissione di infermieri stranieri senza il regolare percorso di verifica della qualità della formazione né il controllo degli Ordini a cui, anche se viene data comunicazione, non c’è obbligo di iscrizione, “sfuggendo” così alle verifiche deontologiche ed etiche oltre che della lingua italiana, Fnopi ricorda che quella attuale è un’altra questione, non legata alla carenza. Potrebbe anzi avere grande valenza non tanto per sostituzioni di personale mancante, perché non è pensabile sostituire infermieri con un percorso certificato, quanto per fungere da mediazione culturale con i numerosi pazienti ucraini che ci troveremo ad assistere.

Ciò nonostante, la Federazione degli infermieri precisa che tutto ciò non può, alla distanza, declinarsi in una sanatoria. Ed è una presa di posizione forte. Niente sanatorie: per una eventuale stabilizzazione è indispensabile verificare la qualità della formazione di chiunque provenga dall’estero e comunque da una formazione differente da quella garantita in Italia. E sono necessarie le verifiche previste per legge. Al contempo la Fnopi sta anche studiando la possibilità di far proseguire gli studi – va da sé, senza bisogno di prova di ammissione – agli studenti di Infermieristica che hanno dovuto abbandonare le facoltà ucraine, presso gli atenei italiani, per dar loro la massima formazione di qualità.

Giornalista
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