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COVID-19

Infermieri vaccinatori, Nursing Up: protocollo irricevibile

di Redazione Roma

Il documento che permette agli infermieri di vaccinare a domicilio i soggetti fragili viene ritenuto irricevibile dal presidente De Palma. Compenso sconveniente, senza aver interessato i sindacati, ed ulteriori criticità, lamenta il Nursing up, chiedendo alla Fnopi chiarimenti sulla sottoscrizione del protocollo.

Vaccini: Nursing Up boccia protocollo siglato da Fnopi, Regioni e Governo

Luci e ombre. Per la verità: molte più ombre che luci. È racchiuso in questa battuta lo stato d’animo di Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up, dopo aver visionato il documento nel quale si prevede la possibilità che infermieri e infermieri pediatrici effettuino le vaccinazioni direttamente nelle case dei cittadini fragili.

C’era fiducia, in principio, tra le fila del sindacato degli infermieri italiani. Avevamo chiesto da tempo che nel piano vaccini fosse prevista la possibilità – da parte dei nostri infermieri – di effettuare somministrazioni a domicilio per i soggetti più fragili: siamo scesi in piazza, a novembre e dicembre, interloquendo con le Regioni, con il ministro della Salute, Roberto Speranza, ottenendo un sostanzioso traguardo: 50 euro orari per svolgere attività vaccinale, da corrispondere attraverso l’istituto delle prestazioni aggiuntive, norma che poi è stata regolarmente inserita nella legge di bilancio.

Dunque, perlomeno in prima battuta, le sensazioni erano più che buone. Non potevamo che essere ben disposti nei confronti di un accordo tra il Ministero, le Regioni, le Province autonome e la Fnopi. Ma le cose non sono andate come auspicato, tanto che il Nursing Up si ritrova ad affermare: Ci meravigliamo che la Federazione sottoscriva documenti con all’interno determinate previsioni.

Ma andiamo con ordine, partendo da quanto è stato recepito in modo positivo da De Palma. Abbiamo appreso, restandone soddisfatti, che nel documento viene introdotta “l’autonomia dell’infermiere in ambito vaccinale”. Come si evince dal protocollo, l’infermiere che somministra a domicilio, può anche vaccinare senza quel rigido controllo del medico. Lo chiedevamo da tempo: liberare gli infermieri dalle zavorre. Le dolenti note, però, secondo il Nursing Up non tardano ad arrivare. E si riferiscono proprio ad alcuni punti nodali, pertanto nemmeno di poco conto.

Per gli infermieri che dovranno effettuare le vaccinazioni, il protocollo rimanda alle previsioni della legge del 30 dicembre 2020, n. 178, art.1, comma 465. La normativa prevede per il personale sanitario la necessità di sottoporsi a un corso online prima di effettuare tale attività. E qui De Palma evidenzia: Siamo indignati che gli infermieri, forti della laurea e del tirocinio, siano considerati alla stregua di sanitari che non hanno mai preso in mano una siringa. Certo, l’infermiere necessita di conoscere a fondo le peculiarità del prodotto che si accingerà a somministrare, ma non di un corso a distanza uguale a quelli previsti per chi non ha mai conseguito alcuna abilitazione professionale per svolgere tali funzioni. Aspetto contraddittorio, poi, quello che specifica: gli infermieri e gli infermieri pediatrici possono vaccinare in assenza della supervisione del medico nei loro interventi a domicilio.

Questo ci conforta – continua De Palma – eppure l’anamnesi, e così l’idoneità vaccinale, rimangono appannaggio del medico. Da qui l’amaro interrogativo: Ma come? Nell’accordo quadro tra Federfarma e Regioni, i farmacisti sono completamente autonomi, sia nell’anamnesi sia nel conferire l’idoneità vaccinale, eccetto casi estremi in cui occorre la supervisione del medico. Ma all’infermiere tutto ciò viene di fatto ancora impedito?.

Quindi la Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche si esprime sulla questione legata al compenso. Dal protocollo appena sottoscritto emerge che per ogni somministrazione “a domicilio” è previsto un compenso all’infermiere di 6,16 euro, fuori da qualsivoglia ipotesi di ricevibilità. La domanda è d’obbligo: Ma i medici non percepiscono 25 euro? E ancora, peccato che un farmacista percepisca questo stesso compenso vaccinando direttamente in farmacia, con la concreta possibilità di effettuare centinaia di somministrazioni. A noi infermieri, invece, verrà chiesto di spostarci anche nel raggio di numerosi chilometri per raggiungere il domicilio di un potenziale vaccinando.

Aspetti da approfondire, certo, ma a parte la valutazione dell’importo, a destare disappunto è che in tema di retribuzioni dovrebbero essere i sindacati i soggetti competenti a trattare con le istituzioni rappresentative, mentre nell’accordo non è stato coinvolto nessun sindacato. Per il Nursing Up l’equità del protocollo desta dunque più di un dubbio. E richiede alla Fnopi di ricevere delucidazioni in merito.

Giornalista
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