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Arte e cultura

Quando il teatro racconta la realtà. L’arte bella in scena a teatro

di Daniela Berardinelli

La storia dell’infermieristica è andata in scena al teatro torinese Valdocco, un dialogo tra una giovane infermiera dei giorni nostri, Teresa Siena, e un’attrice professionista, nelle vesti di Florence Nightingale, racconta le difficoltà e la bellezza della professione, come due facce della stessa medaglia. “L’Arte bella” celebra il bicentenario della pioniera dell’infermieristica e l’apertura dell’anno accademico 2021/22. È stata ospitata dai teatri di Ivrea, Cuneo, Asti, Torino, dal Centro Arti e Comunità (BAC) e dall'Istituto Rosmini di Torino. Sono previste delle repliche il 9 dicembre al Teatro San Pietro in Vincoli di Torino e il 12 dicembre al Teatro Giacosa di Ivrea.

2020 Florence Nightingale e la sfida dell’assistenza infermieristica

Lo spettacolo è stato ideato dal Prof. Valerio Dimonte dell’Università degli Studi di Torino, in collaborazione con Alessandra Rossi Ghiglione, regista dello spettacolo e direttrice di SCT Centre (Social Community Theatre Centre). L’Arte bella, è un teatro che nasce dal vero, dalla quotidianità. Teresa Siena si mostra agli spettatori attraverso la sua divisa, rivelando anche la sua essenza.

locandina spettacolo

Il lavoro di infermiera non è infatti solo una professione, ma caratterizza il suo essere permeandolo in profondità, al punto da affermare con orgoglio io non faccio l’infermiera, io sono un’infermiera. Perché chi ha indossato quella divisa sa che non si smette mai di essere infermieri, la cura degli altri si perpetua, di generazione in generazione, come un tratto genetico dominante. Gli infermieri sono universalistici, assistono tutti, senza giudicare, nel bene e nel male.

Ma è sempre stato così? Da dove nasce questa professione? Un dialogo con la capostipite di tutti gli infermieri, Florence Nightingale, lo svela, identificando i principi base che guidarono i primi passi dell’assistenza infermieristica.

Non solo i cardini della teoria ambientalista ma anche compassione, vicinanza e, ultimo per ordine ma non per importanza, il contatto umano. Qualità insite da sempre alla professione infermieristica, a cui è stata data maggior luce con l’avvento della pandemia. Quest’ultima ha rotto i confini con l’esterno, mostrando a tutto il mondo il lavoro degli infermieri ed il loro inestimabile valore. Incessante, faticoso, gratificante. Gli infermieri, in un mondo affetto dall’imposizione delle distanze, hanno continuato a ricercare il contatto con i propri pazienti, cercando di sentire e toccando i loro corpi, anche attraverso i doppi guanti. Una colonna sonora che viaggia da Donizetti ai Pink Floyd accompagna questo excursus storico ma estremamente attuale. Così come Florence nell’Ottocento lottava per essere ascoltata dalle gerarchie militari maschili e contro la cultura nobile della sua famiglia, così ora gli infermieri chiedono di essere riconosciuti e valorizzati, socialmente ed economicamente, tutti i giorni. Semplicemente per quello che sono, fanno e si meritano.

Questo spettacolo è una ventata di cultura e bellezza che arriva proprio laddove mancava da troppo tempo. Gli ospedali sono i templi della cura e devono essere loro stessi curati, affinché possano essere più accoglienti per i pazienti e per il personale che li abitano quotidianamente.

Proprio perché per curare gli altri è indispensabile avere cura anche di sé stessi e del proprio benessere, ed in questo l’arte è maestra, poiché sa essere terapeutica, sempre ed in tutte le sue forme.

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