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Non perdiamo l'empatia con il paziente

di Redazione

La professione infermieristica con il trascorrere degli anni si è molto evoluta. È stata data possibilità al professionista di poter svolgere il proprio lavoro in modo autonomo e responsabile; questo ha portato ogni infermiere ad accrescere la propria conoscenza, maturando un’esperienza sempre più importante. Purtroppo però negli ultimi tempi la nostra professione viene degradata da coloro che invece dovrebbero innalzarla.

Professione infermieristica, quell’empatia tra infermiere e paziente

mani cura

Il rapporto tra infermiere e paziente è empatico

Anni di sacrifici, di studio messi sotto i piedi da capi azienda, che non assumendo personale di supporto preferiscono togliere assistenza terapeutica ai pazienti, facendo lavorare gli infermieri come oss. Tutto ciò porta noi infermieri a uno stato di malessere e stress che non fa bene alla nostra professione.

Mi chiamo Bina, ho 37 anni e nella vita ha scelto di essere infermiera. All'inizio del mio percorso di studio da tirocinante infermiera, avevo una sensazione di impotenza mista a confusione, venivo assalita da dubbi e incertezze su quello che raffigurava la figura dell’infermiere. Ma andando avanti con gli studi, il tirocinio e infine diventando infermiera di ruolo, ho acquisito più sicurezza. Negli anni di esperienza, ho capito quanto sia importante donare un sorriso a quelle persone che purtroppo sono costrette a vivere parte della loro vita entrando e uscendo dagli ospedali.

Il riscontro emotivo che si instaura con le persone con cui hai a che fare quotidianamente fa sì che si superi la timidezza, ma anche la paura di parlare con persone malate. Tutto questo viene inglobato dall'adrenalina che sale quando si sta in corsia, ma soprattutto durante un codice rosso, con la consapevolezza di poter aiutare persone che in quel momento hanno particolare bisogno di essere sostenute.

Nel reparto in cui lavoro, le persone che entrano sono affette da diabete, che andando avanti con gli anni porta ad avere delle complicanze croniche. Queste complicanze sono più frequenti nel diabete di tipo 2 e si manifestano dopo 10 o anche 15 anni dalla comparsa della malattia. Gran parte dei pazienti soffre di retinopatia (lesione dei vasi sanguigni nella parte posteriore dell'occhio); altra complicanza non meno importante è data dalla nefropatia diabetica che colpisce il rene, fino al punto che l'organo stesso non riesce più a filtrare in modo adeguato le scorie del metabolismo; altra complicanza è data dalla neuropatia che invece riguarda il sistema nervoso, si presenta con formicolio e intorpidimento degli arti con dolori ai polpacci simili al crampo specie di notte, con comparsa anche di ulcerazioni alla pianta dei piedi. Questo disturbo, genera il piede diabetico, che viene determinato da lesioni vascolari e nervose che provocano gravissime deformazioni ossee con anche disturbi di vascolarizzazione terminale.

Avendo a che fare con pazienti particolari che soffrono di tali patologie, il rapporto che si instaura tra infermiere e paziente potrebbe essere definito empatico, in quanto il paziente che attende intervento per amputazione di arti dovuto alla malattia è un paziente particolarmente depresso che non vede più un futuro.

Professionalità, disponibilità, educazione, gentilezza e comprensione sono doti che un professionista deve possedere per essere infermiere.

Bina Belcastro, infermiera

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