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Operatori Socio Sanitari

Veneto, case di riposo premiano dipendenti che segnalano Oss

di Redazione Roma

Trovare operatori socio sanitari è diventato arduo quanto superare un muro invalicabile. Così le case di riposo corrono ai ripari, prevedendo un premio di 250 euro lordi per i dipendenti che segnalano un candidato con competenze da Oss, nel caso in cui superi i tre mesi di prova e venga assunto. Se poi la nuova risorsa resta a lavorare oltre 120 giorni, scatta un secondo premio di ulteriori 250 euro lordi. L’accordo risulta già valido e durerà fino al 31 dicembre 2023.

Bonus una tantum e buoni pasto per chi presenta Oss all'azienda

Oltre al bonus una tantum verrà erogato un buono basto da 8 euro per ogni giorno di lavoro in presenza per chi segnala Oss qualificati alle aziende.

L’accordo è stato stretto tra l’Azienda speciale consortile Servizi alla persona Longarone Zoldo asc – ente strumentale dei comuni di Longarone e Val di Zoldo (provincia di Belluno), che si occupa di gestire i servizi socio assistenziali, educativi e culturali del territorio –, nella persona del direttore generale, Arrigo Boito, e i rappresentanti sindacali Andrea Fiocco (Cgil Fp), Mario De Boni e Leone Zingales (Cisl Fp), Simone Centa (Fisascat Cisl) e Marina Carelli (Uil Fpl).

Congiuntamente al bonus una tantum volto alla segnalazione di risorse da assumere, l’accordo prevede l’erogazione di un buono pasto da 8 euro per ogni giorno lavorato in presenza, che si traduce in un incremento medio di circa 200 euro al mese in welfare per ciascun dipendente. Entro la conclusione del 2022, poi ci sarà un nuovo incontro per valutare – a bilancio chiuso –l ’opportunità di un’ulteriore implementazione del welfare aziendale.

Da mesi, le case di riposo e le Rsa del Veneto vivono una situazione di grande difficoltà. Il problema è rilevante, conosciuto da tempo e di non semplice soluzione. In tutta Italia le strutture presentano carenza di personale sanitario e in montagna il problema del sotto organico ha peggiorato una situazione di per sé già complicata. Così è stato sottoscritto un accordo tra le parti (già valido, si protrarrà fino al 31 dicembre 2023) – con l’obiettivo di fronteggiare la carenza degli operatori socio sanitari in fuga verso le strutture pubbliche che offrono un contratto con stipendi più alti e istituti contrattuali più convenienti – fidelizzando gli 88 dipendenti.

L’azienda comunica che lo scopo ultimo è quello di mettere il personale nelle migliori condizioni economiche e lavorative, confidando che ciò sia il presupposto ideale per erogare una migliore assistenza e servizi all’utenza, ma anche per gratificarne l’impegno e lo sforzo profuso. Per i rappresentanti delle sigle sindacali, non ci sono riserve in merito. E rilanciano: Si tratta di un accordo che mette sul piatto importanti risorse per arginare quella che ormai è una vera e propria fuga dalle case di riposo. Va riconosciuto l’importante impegno della struttura che si sta muovendo nel territorio di Zoldo anche per mettere a disposizione dei neoassunti degli alloggi.

Un aspetto, quest’ultimo, che richiama quanto sta accadendo in Trentino, dove l’Apss di Trento ha avviato una campagna pubblicitaria per persuadere infermieri e medici a lavorare in provincia. E sopperire così alla carenza di personale. Ma c’è di più. Con il sostegno di Trentino Sviluppo e delle Aziende per il Turismo è stato creato un network di collaborazione volto a semplificare l’inserimento del professionista e della sua famiglia sul territorio che include non solo il supporto e l’accompagnamento per la ricerca di alloggio, ma anche per il disbrigo delle pratiche burocratiche legate al trasferimento e per la vita familiare, dalla ricerca della scuola per i figli alla ricollocazione professionale dei famigliari.

Giornalista

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