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Accessi vascolari

Gli IFO sperimentano l’Assistenza Remota al Caregiver Oncologico

di Redazione

I PICC (Catetere venoso centrale ad inserzione periferica) sono ormai divenuti uno strumento quotidiano per la somministrazione di farmaci e chemioterapici, salvaguardando il patrimonio venoso dei pazienti, in particolare per gli oncologici spesso sottoposti a trattamenti lesivi del letto vascolare, ad indagini diagnostiche con mezzi di contrasto endovenoso ad alta pressione e non per ultimo, a ripetuti prelievi ematici. Si tratta di un dispositivo versatile che si adatta bene anche per periodi medio lunghi, sebbene necessiti di alcune accortezze.

Gli IFO e il progetto A.R.C.O.

È ormai indubbio quanto sia clinicamente rilevante una buona gestione di un accesso vascolare: complicanze meccaniche, trombotiche, e infettive possono mettere a rischio la durata del dispositivo e la salute del paziente. Proprio per questo, i portatori di questi device, oltre ad una serie di attenzioni, devono necessariamente sottoporsi a medicazioni periodiche soprattutto per prevenire eventuali complicanze. Negli IFO, infatti, è presente un ambulatorio dedicato di Impianto e Gestione degli Accessi Vascolari (IGAV), dove personale infermieristico specializzato impianta e collabora ad impiantare circa 1200 cateteri venosi l’anno. Tra questi, gli infermieri eseguono il posizionamento diretto di circa 800 fra CVC, PICC e CVP MidLine, ed espletando inoltre, un’attività clinica per la gestione dei cateteri venosi che comprende circa 10 mila procedure annue. Si tratta di pazienti che settimanalmente, devono recarsi presso un ambulatorio specializzato per effettuare medicazioni e lavaggi per il corretto funzionamento del dispositivo. Appuntamenti periodici di circa 15/20 minuti, che talvolta possono generare disagio, soprattutto per i pazienti che risiedono distanti dal centro di riferimento, soprattutto in considerazione della carenza di ambulatori dedicati, in varie zone del territorio nazionale.

Proprio dall’analisi delle caratteristiche dei pazienti portatori di PICC, in carico all’ambulatorio IGAV degli IFO, è stato rilevato che quasi la metà di questi risiedeva fuori provincia e che il tempo medio per il viaggio tra domicilio e ambulatorio era maggiore di 2 ore. Inoltre, un terzo dei pazienti erano attivi da un punto di vista lavorativo, pertanto, la necessità di recarsi in ambulatorio, costituiva anche un impegno di tipo economico spesso scarsamente considerato proprio come quello dei caregiver che usufruiscono di specifici permessi (L. 104 del 1992) per accompagnare i propri familiari. Inoltre, a seguito dei primi risultati emersi, è stata attuata dal team IGAV nel 2014, un’iniziativa scientifica - Home PICC Home - dove il caregiver precedentemente formato, effettuava in autonomia e a domicilio, la medicazione del PICC senza il supporto telematico. L’assenza di complicanze nel gruppo che effettuava in autonomia e a domicilio la medicazione del dispositivo e il confort vissuto da pazienti e familiari, ha aperto la strada a nuove possibili strategie anche in collaborazione con altri centri. Da questi presupposti si basa l’adesione degli IFO al progetto A.R.C.O (Assistenza Remota al Caregiver Oncologico) che prevede la medicazione tele-assistita dei dispositivi vascolari PICC.

  • Autori: Paolo Basili, Vanessa Rizzo, Nina Volpe
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