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Malore in servizio a Imola, gli infermieri: siamo sfiniti

di Redazione

L'ospedale di Imola è a corto di infermieri. E non ha operatori socio-sanitari nelle ore notturne. Siamo sfiniti, al punto che una collega ha persino avuto un malore in pieno servizio. A denunciarlo sono gli stessi professionisti del nosocomio imolese, attraverso il sindacato di categoria Nursind.

Denuncia Nursind: sotto organico e senza aiuti, così è impossibile

Non è possibile andare avanti in questo modo - afferma Anna Fabiano Esposito, delegata per l'Ausl di Imola - in diversi reparti ad alta intensità di pazienti, come ad esempio geriatria od ortopedia, siamo sempre meno e non ci sono Oss al nostro fianco, soprattutto di notte, quando ci sono solo due infermieri di turno che devono svolgere contemporaneamente anche altri compiti che non dovrebbero competere loro.

In poche parole, afferma la rappresentante del Nursind, siamo a pezzi. Il burnout è sempre più diffuso fra i nostri colleghi, costretti spesso a saltare i turni di riposo, con conseguenze sia sulla propria qualità della vita e sulla gestione del tempo fra impegni personali e lavoro, ormai inesistente, sia sulla qualità dell'assistenza che si dovrebbe garantire ai pazienti.

Per Antonella Rodigliano, segretaria regionale del Nursind, si tratta di una situazione cronica e complicata, che denunciamo ormai da tempo: servono nuove assunzioni nelle nostre aziende sanitarie, gli infermieri non ce la fanno più. Si investe sempre di meno sul personale e le piante organiche carenti non fanno che pesare su chi rimane al proprio posto, praticamente in qualsiasi reparto, dove le carenze nell'organizzazione interna pesano notevolmente sul benessere lavorativo dei professionisti.

All'orizzonte, tra l'altro, c'è l'organizzazione delle ferie estive, con la conseguenza che il personale, già esiguo, si ritroverà sempre di più ridotto all'osso, avverte il Nursind. Di conseguenza, è necessario implementare le piante organiche - insiste Fabiano Esposito - anche se sappiamo bene che non è semplice, visto che mancano infermieri e quelli che ci sono vengono sottopagati o sono costretti a rientrare in anticipo dai turni di riposo, o a saltarli del tutto, senza alcuna possibilità di recupero. Non è possibile pensare di poter garantire un servizio all'altezza delle esigenze di determinati reparti con due soli infermieri nei turni notturni.

Rodigliano ribadisce in conclusione che lo stress correlato al lavoro è ormai una costante in quasi tutte le aziende sanitarie della regione, dove siamo sempre di meno, ma dove allo stesso tempo stanno arrivando diverse risorse da fondi Pnrr per l'acquisto di nuovi macchinari, senza che ci siano medici o infermieri in numero adeguato per poterli utilizzare correttamente. È il momento che dirigenti e istituzioni facciano qualcosa. Ed è necessario che si apra un dialogo per trovare insieme delle soluzioni condivise.

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